L’ultimo anno ha visto una trasformazione radicale della gestione del lavoro da parte di molte aziende. Lo smart working (nel vero senso del termine!) è ormai la normalità, sviluppato sia nella modalità del workplace ibrido, sia come lavoro in remoto per periodi medio-lunghi, in base alle esigenze di azienda e lavoratore.

Entrambe le situazioni hanno portato a un “nuovo vivere” la casa, ma il secondo caso ha avuto conseguenze molto più ampie. Molti hanno abbandonato i grandi centri metropolitani per tornare nelle proprie città d’origine, mentre altri si sono spostati per settimane o mesi nei luoghi di villeggiatura, sfruttando le seconde case oppure prendendole in affitto.

Non solo: il 2020 e il 2021 sono stati una preziosa opportunità per borghi e piccole cittadine, mete ambite dai nuovi nomadi digitali, anche grazie agli incentivi economici proposti da molti Comuni che hanno individuato la formula dell’holiday working come trend dell’ospitalità.

Per far fronte alle esigenze lavorative e con l’incertezza sui trasporti che disincentiva viaggi lunghi, non solo i professionisti, ma anche le famiglie o gruppi di amici hanno cambiato modalità di viaggiare e soggiornare con la riscoperta di zone che tradizionalmente non erano mete turistiche.

La ragione di questi spostamenti è facile da intuire: lo stile di vita più lento e correlato a costi più bassi, soprattutto per le spese fisse come l’affitto, rispetto alle grandi città, ottimizzazione dei tempi, riduzione degli spostamenti e dello stress.

A questo si aggiunge la possibilità di lavorare in luoghi isolati (intesi come indice di sicurezza) che esulano dalle principali destinazioni turistiche, riescono a incentivare maggiormente la creatività, grazie a paesaggi da cartolina, una qualità dell’aria migliore e la possibilità di sentirsi in vacanza ogni giorno, dopo la fine dell’orario di lavoro.

Certo, non si tratta di una possibilità aperta a tutti. Chi può scegliere il lavoro ibrido o qualche settimana di lavoro in remoto ha però una grande opportunità davanti a sé: l’importante è strutturare la giornata e gli spazi in modo tale da essere produttivi tanto quanto in ufficio.

Progettare un home office nella seconda casa

Se il nuovo luogo di lavoro è una casa vacanze in affitto, tra i requisiti richiesti dagli holiday workers c’è la banda larga, spazi esterni verdi con barbecue e la possibilità di soggiornare per un periodo medio di tre settimane.

Se si tratta invece di un immobile di proprietà o di un affitto a medio-lungo termine, è possibile strutturare il proprio ufficio casalingo con tutte le accortezze del caso, per non farsi mancare nulla.

Le necessità principali sono:

  • Una connessione internet affidabile, che permetta una connettività veloce sia all’interno che all’interno dell’abitazione. Uno dei vantaggi del lavoro in remoto è infatti la possibilità di spostare la workstation all’aria aperta, approfittando di un meteo favorevole.
  • Una seduta ergonomica, funzionale e confortevole. Spesso lo spazio è troppo ridotto per creare un vero home office, dotato di una sua scrivania, ma è importante che almeno la sedia sia un arredo professionale. Una seduta ergonomica aiuta ad evitare forti mal di schiena o dolori cervicali.
  • Un’illuminazione adeguata, sia naturale che artificiale. L’importante è che la luce non comprometta la visibilità dello schermo del computer e che non arrivi direttamente sugli occhi, affaticando la vista.
  • Un contenitore mobile per archiviare, meglio se di piccole dimensioni. In questo modo a fine giornata (e soprattutto nel weekend!) la casa tornerà senza sforzo alla sua destinazione primaria: il relax.

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