behavioural-based-design

I comportamenti influenzano la progettazione e la progettazione influenza i comportamenti delle persone.

Questo assioma, ampiamente condiviso nel mondo dell’architettura, è uno dei pilastri del behavioural-based design (chiamato anche behaviour-based design, lett. “progettazione basata sui comportamenti”), tendenza in continua ascesa anche nel settore ufficio.

Non si tratta certo di una novità: rientrano nella stessa filosofia il passaggio dai primi open space ai cubicle negli anni ’80, il ritorno agli spazi condivisi negli anni 2000, e oggi con la diffusione del lavoro ibrido, il cambiamento spingerà ancora.

Per incentivare il rientro in ufficio, è necessario che lo spazio si evolva in parallelo al mercato.

Come? Studiando i lavoratori e ri-progettando gli spazi.

Continuano ad essere importanti e dovrebbero essere oggetto di maggiore attenzione altre strategie comuni, quali il design biofilico, le installazioni di scrivanie ergonomiche sit-stand e l’accesso ad aree in cui sia possibile praticare attività di esercizio attivo e meditativo.

La flessibilità di far usufruire il collaboratore di ulteriori spazi diversi dal proprio ufficio rappresenta un vantaggio molto utile. La possibilità di scegliere l’ambiente e la tipologia di ufficio a seconda della necessità o del compito da affrontare, consentirà al dipendente di sentirsi a proprio agio, e non in uno spazio limitato come tra le mura domestiche.

Cambiare la prospettiva per trasformare il design

Il processo di behaviour-based design si basa sullo studio dei “comportamenti umani”, pensati come “la somma delle azioni e degli atteggiamenti delle persone”.

Per azioni si intendono tutte le attività misurabili e osservabili; gli atteggiamenti sono invece la risposta emotiva al mondo esterno. Progettare considerando i comportamenti significa studiare le persone per anticiparne gli atteggiamenti e le azioni conseguenti.

Molti uffici non hanno il giusto equilibrio tra spazio comune e privato. Un open space con tante scrivanie, ad esempio, inviterà le persone a interagire di continuo le une con le altre, senza consentire discussioni private. Al contrario, una stanza chiusa e insonorizzata, trasmetterà un senso di privacy e istintivamente verrà scelta per una riunione.

L’obiettivo finale è molteplice: motivare maggiormente le persone, migliorare il benessere e, in ultimo, aumentare la produttività e l’efficienza.

Il processo di progettazione rimane invariato, ma viene implementata la fase di pre-design.

  1. Dividere in gruppi/aree di lavoro
    A meno che non si tratti di un piccolo studio professionale, qualsiasi azienda include al suo interno diverse mansioni, con esigenze e attitudini diverse. Pensiamo ad esempio al personale amministrativo, all’ufficio marketing e al reparto commerciale: perseguono lo stesso macro-obiettivo, ma percorrendo “strade diverse”.
  2. Studiare i comportamenti
    Il modo migliore per valutare le necessità di un team di lavoro è seguirlo, letteralmente, per qualche giorno. In questa maniera è possibile evidenziare i pattern di comportamento, evidenziare le criticità e intercettare le modifiche di progettazione, layout, arredo che potrebbero migliorare la vita lavorativa di una determinata area. Se uscire dall’ufficio sembra essere troppo complicato, una soluzione è cercare di creare all’interno degli uffici, delle zone “libere dal lavoro” per una breve pausa o per prendere un caffe. In questo modo si dà ai dipendenti la possibilità di ricaricarsi regolarmente durante la giornata.
  3. Definire layout e design
    Il risultato delle analisi dei comportamenti si trasformerà in progetto, creando per ogni team delle aree non più solo funzionali, ma anche behaviour-based.

La progettazione così definita avrà già risposto a tutte le esigenze funzionali ed estetiche dei singoli gruppi: a questo punto sarà necessario collegare tutti gli spazi al meglio.

Immancabili? Elementi di design comuni a più aree funzionali e postazioni wireless disponibili in ogni ambiente.

2 commenti a “Il behavioural-based design e il ritorno in ufficio

  1. Mi sembra che ci sia un netto scollamento tra ciò che ci aspettiamo noi venditori e ciò che ci propone il marketing delle aziende. Da nessun fabbricante riceviamo mai una domanda semplicissima: “cosa ti serve per riuscire a vendere il nostro brand ai tuoi clienti” ? Scusate la franchezza.

    • Gentile Sig. Marziali,
      teniamo molto ai nostri clienti e proprio per questo sarà un piacere ascoltarla. Sarà contattato dal nostro responsabile di zona al riguardo.

      La ringraziamo per il commento. Cordiali saluti,
      Frezza

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