L’intelligenza artificiale, oggi, è un insieme di più tecnologie che permette alle macchine di percepire, comprendere, agire e imparare, sia autonomamente sia con lo scopo di potenziare alcune attività umane.

In azienda, l’AI rappresenta uno strumento utile per raccogliere ed elaborare grandi quantità di dati, non solo come applicativo per il singolo settore di mercato, ma anche per una gestione più puntuale delle risorse umane. L’HR può utilizzare l’intelligenza artificiale sia per migliorare il processo di selezione dei nuovi dipendenti, che monitorare attività e abitudini dei lavoratori o organizzare al meglio tanti servizi, come ad esempio la mensa aziendale.

Le AI sono in grado di controllare i flussi di transazioni finanziarie e riconoscere, più velocemente rispetto ad una persona, una frode o un attacco online, oppure nella gestione dei rapporti con i clienti, attraverso le chatbots, che riducono i tempi di attesa e affiancano gli operatori concentrati in altre attività a valore aggiunto.

Si stima che l’intelligenza artificiale entro il 2025 avrà eliminato circa 85 milioni di posti di lavoro, per crearne ulteriori 97 milioni. Questi dati fanno pensare all’impatto che può avere sull’occupazione, e suscitare preoccupazione.

Questo timore però non fermerà la ruota dell’innovazione e l’automazione che, come abbiamo scritto in un recente articolo, sarà il traino principale di questa trasformazione a favore di tecnici in grado di gestire le macchine, ma vedrà anche una riduzione di personale meno specializzato.

Mentre i grandi impianti produttivi si spostano verso soluzioni robotizzate, gli uffici spingono l’acceleratore sui processi di digitalizzazione.

Con l’A.I infatti si possono creare degli algoritmi che ripetono più volte un’azione tramite iterazioni e l’apprendimento automatico. Gli algoritmi svolgono efficacemente e velocemente quell’azione senza commettere errori. In questo caso si potrà agevolare o sostituire il lavoro di più persone, in tempi più celeri e a minor costo a vantaggio dell’azienda e del cliente.

Se il lavoro sarà svolto da un algoritmo, cosa ne sarà dell’apporto umano?

Le nuove figure professionali e la sfida sulle competenze

Secondo le previsioni del World Economic Forum (Future of Jobs Report 2020) nei prossimi cinque anni vedremo una drastica riduzione dei ruoli “ridondanti”, quelli cioè che possono essere svolti più efficientemente dalle macchine.

Dall’altro la crescita sarà principalmente per professioni legate al monitoraggio dell’AI oppure per mansioni fortemente legate al pensiero critico e alla relazione.

Ruoli con richiesta in crescita
Ruoli con richiesta in declino
1.     Data Analyst

2.     Specialisti AI e machine learning

3.     Specialisti in Big Data

4.     Specialisti di digital marketing e strategia aziendale

5.     Specialisti di processi di automazione

6.     Commerciali/agenti di vendita

7.     Specialisti di trasformazione digitale

8.     Analisti di sicurezza informatica

9.     Sviluppatori

10.  Specialisti IoT

1.     Addetti all’inserimento dati

2.     Segretari

3.     Addetti a contabilità e buste paga

4.     Commercialisti e revisori dei conti

5.     Operai non specializzati

6.     Responsabili di servizi commerciali e amministrativi

7.     Addetti del servizio clienti

8.     Direttori generali e operativi

9.     Addetti alle riparazioni

10.  Addetti all’inventario

 

L’importanza della formazione tecnologica è evidente: le competenze ICT sono necessarie e sono diventate una solida base di gran parte dei programmi delle scuole secondarie e delle università.

Per le aziende e i lavoratori si parla invece di “reskill” e “upskill”, ovvero di una continua formazione per rimanere al passo con l’evoluzione tecnologica.

Cresce la richiesta di lavoratori e manager competenti in termini di soft skill: devono essere creativi, saper pensare lateralmente e avere un approccio problem-solving, riuscendo al tempo stesso a relazionarsi al meglio con colleghi, clienti e fornitori.

L’intelligenza artificiale (IA) è un nuovo fattore di produzione e possiede il potenziale per introdurre nuove fonti di crescita, cambiando il modo in cui il lavoro viene percepito e rafforzando il ruolo delle persone alla guida della crescita lavorativa.

Rischio? Non c’è dubbio. Sfida? Di sicuro. La soluzione? Non smettere mai di informarsi, formarsi e imparare.

“La saggezza non deriva dall’età, ma dall’istruzione e dall’apprendimento”

(attribuita ad Anton Cechov)

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