Esiste una ricetta per essere felici, produttivi sul lavoro e appagati da quanto facciamo? La domanda potrebbe avere una risposta affermativa. Secondo i fautori della Psicologia positiva, la soluzione consisterebbe nell’approccio sempre più diffuso di concentrarsi sui punti di forza di una persona anziché osservare ciò che non va.
Come “pensare positivo”
Essere “positivi” significa saper riconoscere ciò che è in grado di gratificarci, sfruttarlo per aggirare problemi e raggiungere obiettivi. Ogni individuo, dicono i “positivisti”, è soddisfatto ed efficiente quando ha modo di lavorare esprimendo le proprie attitudini caratteriali, o “character strengths”. In uno studio condotto negli anni Novanta, alcuni ricercatori ne hanno individuate 24 in ciascuno di noi, ma distribuite in modo diverso; c’è chi si contraddistingue per una spiccata gentilezza, chi nella curiosità, chi mostra una solida predisposizione al comando ecc.
Diffondere positività sul lavoro
Quando la nostra character strength predominante non riesce ad emergere o esprimersi nell’ambiente in cui si lavora, si possono creare frustrazioni e disaffezione. Così, una persona molto creativa renderà poco se assegnata a mansioni ripetitive; chi ha il suo forte nell’“amore per la bellezza” potrà soffrire più di altri se costretto a lavorare in un ambiente ufficio privo di colore e armonia, o chi ama lavorare in team ma viene isolato. In questi casi, la ricerca della felicità e produttività passa attraverso un piano d’azione che sappia offrire una via alternativa per esaltare le inclinazioni di ogni persona.
Eudaimonìa 4.0
Durante la giornata di lavoro, diventa cruciale il ruolo dei “leader positivi”. Questi capi sanno guidare il team senza forzare, correggere senza offendere, soccorrere senza umiliare. Un leader sa individuare e riconoscere le qualità di ogni collaboratore, sprona e organizza il team affinché ciascuno abbia la possibilità di esprimere i propri punti di forza tenendo conto degli obiettivi aziendali. Quando questo accade costantemente, si instaura qualcosa di simile a ciò che gli antichi greci chiamavano eudaimonìa, ovvero l’appagamento che scaturisce dal seguire la propria vocazione. Oggi, diversi studi dimostrano che possiamo misurare l’“eudaimonìa” in termini molto concreti e negli ambienti lavorativi che hanno sperimentato l’approccio positivo si registra un incremento della performance, una maggiore autostima fra i dipendenti, una migliore collaborazione e una soddisfazione più alta sia che si lavori in ufficio o da remoto.
Le chiavi della felicità
Area della saggezza | Area del coraggio | Area dell’umanità |
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Area della trascendenza | Area della giustizia | Area della moderazione |
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Le 24 “character strengths” che, se adeguatamente valorizzate, possono creare un clima positivo anche al lavoro.