I dipendenti richiedono relazioni più solide, cercano connessioni e soprattutto vogliono sentirsi “visti”.
Secondo un recente studio di McKinsey le ragioni della Great Resignation (l’ampio numero di dimissioni registrate post-Covid) andrebbero ricercate innanzitutto da qui. I risultati dell’analisi sono stati piuttosto evidenti: più della metà degli intervistati ha dichiarato di essersi licenziata perché non si sentiva stimata dai superiori o perché non sentiva un senso di appartenenza in azienda.
Il crescente passaggio al lavoro remoto – totale o ibrido – di certo non aiuta. Secondo uno studio di Airspeed ripreso da Forbes, più del 70% dei lavoratori in remoto sente di non socializzare a sufficienza e il 33% combatte con la solitudine.
Quali sono le implicazioni? La prima arriva dalle neuroscienze, grazie a uno studio del SISSA di Trieste: lo stress causato dall’esclusione sociale (propria o di chi ci sta vicino, come un collega o un amico) può trasformarsi in dolore fisico, con conseguenze negative sulla salute e sul comportamento.
Se guardiamo la questione da un’altra prospettiva, possiamo immediatamente notare l’impatto positivo delle connessioni umane sul lavoro, anche in termini di business. I dipendenti che si sentono connessi ai colleghi e all’azienda sono più produttivi (94%), sono soddisfatti del loro ruolo che ricoprono (96%) e sono propensi a rimanere più a lungo nello stesso posto di lavoro (49%).
Riassumendo: la produttività migliora e il turnover, con i suoi costi sempre più alti, diminuisce.
I dati sono chiari. Ma se la connessione umana è così importante, come possiamo incentivarla, dentro e fuori l’ufficio?
Il buon esempio ripaga sempre
Quello che per alcuni può essere tempo sottratto all’operatività, è in realtà un forte driver di crescita. Le persone vogliono essere viste, ascoltate e considerate, dai colleghi nella stessa posizione così come dai superiori.
Il leader – ben diverso dal capo – dev’essere il primo a osservare chi gli sta intorno, per creare un senso di appartenenza in ogni membro del team. Come? Parlando con le persone, confrontandosi con loro e dando feedback costruttivi.
Nei team in remoto, mail e messaggistica istantanea non sono più sufficienti: alle volte una telefonata o una video-call individuali possono essere il vero elemento di svolta.
Senza dimenticare però il concetto di gruppo, attraverso attività concordate e regolari, come un pranzo mensile con tutti, una sessione di brainstorming settimanale o un’attività di team building trimestrale.
L’importante è creare opportunità: momenti di relazione, di confronto, di crescita come individui e come gruppo. Momenti anche di semplice socializzazione, per sentirsi meno soli in un momento dove siamo sempre più connessi ma sempre più lontani.