Non esiste azienda senza persone. Certo, l’intelligenza artificiale sta prendendo sempre più piede, ma senza una guida, senza la sensibilità e senza la creatività dell’essere umano neanche il sistema più elaborato può dare risultati soddisfacenti.

Inutile dire, quindi, quanto sia importante per le imprese prendersi cura dei propri collaboratori a 360°, capendone i bisogni e plasmando l’ambiente di lavoro di conseguenza.

È così che nel 2023 ci troviamo ancora una volta a parlare (ma in termini più definiti) di un design for evolving humans, che va dalla progettazione degli spazi fisici all’architettura – meno tangibile, ma altrettanto importante – dell’intera employee experience.

Le tendenze dell’anno parlano chiaro: le trasformazioni aziendali devono essere in grado di migliorare l’equilibrio casa-lavoro dei dipendenti, rendendo al contempo piacevole e confortevole l’esperienza in ufficio, tanto quanto quella in remoto.

Ma quali sono i punti chiave da considerare, per iniziare o implementare questo cambiamento orientato al benessere dell’individuo? Abbiamo raccolto i principali.

1. Scegliere il modello ibrido più adatto

Ormai è chiaro: le persone preferiscono lavorare secondo un modello ibrido rispetto a un full-remote o alla sola presenza in ufficio. Per le aziende è ora importante scegliere la modalità che più si adatta alle esigenze di business e del suo personale, così da dare direttive chiare a chi è già dipendente e a chi è in fase di onboarding. Generalmente il workplace ibrido può essere di tre tipi:

  • Flessibile: i lavoratori hanno totale autonomia di scelta, sia sul luogo che sull’orario di lavoro
  • Fisso: l’azienda programma preventivamente quando i dipendenti sono in ufficio e a casa
  • Office-first: le persone scelgono quali giorni lavorare da casa (solitamente uno o due, fissi nel lungo periodo)
  • Remote-first: il lavoro è quasi esclusivamente in remoto, salvo giornate dedicate a riunioni, team building e altre attività preventivamente definite

Il modello scelto può cambiare anche tra un team e l’altro, sulla base delle necessità produttive.

2. Implementare aree relax in ufficio

Ne abbiamo parlato spesso: le lounge area sono ormai una parte integrante delle aziende più grandi, dove gli ampi spazi consentono la creazione di aree ibride e flessibili dedicate al relax e alla socializzazione. Questi ambienti sono una parte fondamentale dell’esperienza della persona in ufficio e hanno il “potere” di migliorare l’umore e rafforzare il legame tra i team e tra le persone di gruppi di lavoro diversi.

Una volta c’era la macchinetta del caffè, oggi ci siamo evoluti con comodi divani con prese usb, pouf e tanti altri arredi “rubati” e riadattati dal salotto di casa.

3. Migliorare gli strumenti digitali

Quando una buona parte del team lavora in remoto possono insorgere diverse difficoltà, che vanno dalla gestione delle Risorse Umane ai rapporti personali all’interno del team. Le nuove tecnologie possono in parte colmare il gap creato dalla lontananza fisica, attraverso – ad esempio – piattaforme che rendono più fluido il flusso di lavoro tra remoto e on-site, strumenti di analisi della soddisfazione delle persone o servizi di messaggistica e video conference avanzati, per connettere tutto il team con un click.

L’obiettivo è semplice: avvicinare le persone (attraverso la rete) e studiarle, per rispondere ai loro bisogni e farle sentire parte integrante dell’ecosistema aziendale. L’output desiderato non può che essere una maggiore competitività.

4. Implementare azioni per migliorare il coinvolgimento dei collaboratori

Gli strumenti digitali sono un ottimo alleato, ma non sono sufficienti in termini di employee engagement. Sempre più persone si chiedono quale sia il proprio ruolo all’interno dell’azienda, se il proprio lavoro sia considerato in modo equo o se ci siano possibilità di crescita professionale. Cercano insomma un senso nella propria vita professionale, per decidere se è necessario un cambiamento drastico.

È compito del manager e delle Risorse Umane rispondere a queste domande e veicolare gli sforzi dei singoli collaboratori nella giusta direzione, dando feedback concreti e costanti, mettendo a disposizione corsi e training personalizzati e programmando attività di team building nel corso dell’anno.

5. Assumere con attenzione alla diversità e all’inclusività

Secondo un recente studio di McKinsey & Company le aziende con una diversità etnica e di genere superiore alla media riescono a raggiungere in media fino al 43% di profitti aggiuntivi. È chiaro che un miglioramento in questi termini possa avvenire solo in fase di assunzione: spetta quindi ai recruiter dare sempre più importanza a diversità e inclusività in fase di colloquio, cercando di abbattere il più possibile preconcetti e retaggi storici.

 

Il fil rouge tra tutte queste attività è evidente: per le aziende è arrivato il momento di mettere la persona al centro e di comprendere l’unicità di ogni individuo. Ovviamente senza dimenticare gli obiettivi di business, perché solo il giusto compromesso tra benessere del dipendente e necessità aziendali può portare un vero profitto nel lungo termine.

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