La definizione trova origine nel saggio The Great Good Place del sociologo urbano Ray Oldenburg, pubblicato nel 1989.
Il “primo luogo” è la propria casa, uno spazio privato e domestico. Il “secondo luogo” è il lavoro, un’esperienza sociale strutturata in cui si trascorre la maggior parte del tempo. Il “terzo luogo” è un posto dove sentirsi a casa, rilassarsi e divertirsi, stare insieme e condividere idee con altri. Descrive un luogo fuori dalle mura domestiche e lontano da quelle lavorative.
Nel volume si parla del Third Place come luogo di nascita di forti cambiamenti democratici (un esempio è il café durante la Rivoluzione Francese), ma nella società attuale questi spazi significano molto di più.
Ognuno di noi ha uno o più Third Place, anche se probabilmente non li ha mai categorizzati nella sua mente. Può essere il bar dell’aperitivo dopo il lavoro, il parco dove passeggiare oppure la palestra dove scaricare lo stress.
I “terzi luoghi” di oggi sono ambienti community-centered e hanno un forte you factor: fanno quindi in modo che la persona si senta speciale e al tempo stesso parte di una comunità. Il risultato? Benessere e una permanenza prolungata.
Le caratteristiche del Third Place
Il Third Place è strutturato (involontariamente o con un obiettivo specifico) per creare una connessione sempre più profonda tra la persona e il luogo, e di conseguenza il marchio e i suoi valori. Le sue caratteristiche essenziali sono otto:
- È un territorio neutro, dove non valgono le regole di casa e lavoro
- Non esistono gerarchie tra i suoi visitatori
- Dà valore alla conversazione
- È accessibile e comodo (sia per prezzi che per location)
- Ha i suoi habitué
- È discreto e confortevole
- Ha un’atmosfera allegra
- È “casa ma lontano da casa”
Può esistere un Third Place all’interno dell’ufficio?
Basandoci sulla definizione originaria di Oldenburg (il “primo luogo” è la casa, il “secondo luogo” la sede lavorativa), la risposta razionale dovrebbe essere “no”.
Viviamo però in un mondo in continua evoluzione e l’accezione di Third Place oggi ha preso un significato molto più ampio, perché siamo all’apice di una grande trasformazione dell’intero concetto di “ufficio” e del modo di lavorare.
Con l’evoluzione dei modelli di pianificazione dello spazio di lavoro – dalle scrivanie condivise, al lavoro da casa e agli uffici distribuiti per attività – il concetto di “terzo luogo” ha ripreso forza. Funzionerà efficacemente se i dipendenti potranno muoversi liberamente e lavorare in altre modalità e aree dell’ufficio diversi dalla propria scrivania. Questo approccio li renderà più produttivi.
Un “terzo spazio” ben progettato può anche accogliere una serie di funzioni diverse in un unico luogo, e oltre ad includere gli ambienti dell’ufficio meno formali, può essere rappresentato da:
- un’area collaborativa in cui si possono organizzare riunioni informali, incontrare altre persone, collaborare e connettersi virtualmente, tramite portatili, a persone che non sono fisicamente presenti;
- un’area produttiva in cui poter disporre di poltrone lounge e sedute con braccioli per appoggio di tablet, tavoli alti elettrificati adatti a spazi ristorazione ma anche a brainstorming, elementi flessibili come le scrivanie regolabili in altezza che offrono una maggiore scelta nel modo di lavorare;
- un’area relax per fuggire dalla monotonia della postazione di lavoro e, ricaricarsi in un ambiente più ispirato, in cui ritrovare energie e creatività;
Un esempio è il Work Cafè, ma non è il solo. Sempre più aziende e spazi pro-working mettono a disposizione dei collaboratori veri e propri servizi quali giardini, roof, stanze da gioco, palestre e aree lounge che ricordano gli ambienti rilassanti di una spa.
La varietà di questi luoghi consente ai dipendenti di scegliere, ogni giorno, dove lavorare in base all’attività richiesta. Ambienti di lavoro stimolanti, aree comuni multi-funzione supportate da connessioni veloci, arredi flessibili e comode sedute, promuovono al meglio gli stili di lavoro e le attitudini di ciascuno.
Perché il Third Place è importante?
Le moderne tecnologie hanno fatto sì che l’equilibrio tra lavoro e vita privata sia meno definito poiché ci rendono sempre rintracciabili, costantemente in allerta e pronti a rispondere a una mail, anche fuori orario lavorativo.
Siamo sempre più connessi, ma al tempo stesso viviamo nell’era dell’isolamento: chattiamo, mettiamo like a foto e commentiamo sui social network, in solitudine, senza soddisfare veramente i nostri bisogni sociali.
I Third Place ci riportano al “mondo reale”, ricreando – anche in modo artificioso – i luoghi di aggregazione e felicità di generazioni che ci hanno preceduto: un antidoto antico ad un senso di isolamento fortemente legato all’era moderna.