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Può accadere che in alcuni periodi dell’anno si possa lavorare più ore del dovuto, perché c’è una scadenza da rispettare e si pensa di non riuscire a finire tutto entro il solito orario. Un obiettivo importante, legato a un forte impegno lavorativo, può far accumulare ore di straordinario davanti al pc o al telefono.

Lo stakanovista o “workaholic” è qualcuno che invece sente una compulsione irresistibile di lavorare, che lo voglia o no. Rappresenta una dipendenza che non significa amare veramente il proprio lavoro.

Qual è, quindi, la differenza tra il workaholism e chi si assume un forte impegno lavorativo? In breve: il workaholism è caratterizzato da un atteggiamento ossessivo verso il lavoro, mentre un forte impegno lavorativo rappresenta uno schema positivo di pensieri ed emozioni legati ad un obiettivo e periodo limitato.

Tra poster motivazionali e corsi per imparare a fare carriera velocemente, il culto del superlavoro permea la nostra cultura da decenni. Anche il contesto lavorativo, sociale e culturale ha un suo peso, sempre più ingente. Un esempio da manuale arriva dal mondo del cinema, con il cult di Oliver Stone Wall Street: Gordon Gekko è l’emblema del lavoratore ambizioso, scaltro e senza scrupoli. Lo stesso che vuole collaboratori “poveri, furbi, affamati e senza sentimenti”.

Per alcuni lavorare troppo è un motivo di vanto, un tassello fondamentale per creare la perfetta immagine da mostrare nei social. Il primo passo per chi ha scelto la hustle culture come stile di vita.

Chi sceglie questa via è con un’alta probabilità un workaholic, una persona dipendente (in senso spesso clinico) dal lavoro.

Il termine “workaholism” è stato coniato dallo psicologo Wayne Oates nel 1971. È definito come “la compulsione o il bisogno incontrollabile di lavorare incessantemente” (in altre parole – “dipendenza dal lavoro”). Da allora, i ricercatori hanno discusso su come definirlo e misurarlo.

Per molti lavorare più del dovuto può sembrare l’unico modo per avere una sicurezza finanziaria e, rispetto a chi è entrato in azienda diversi anni fa, oggi sempre più giovani si trovano nella condizione di doversi fermare in ufficio più del previsto, con meno certezze sul futuro e minori benefit aziendali.

Alla lunga questi comportamenti possono portare al burnout, con gravi conseguenze per la salute psico-fisica. Lunghi periodi di stress lavorativo secondo un recente sondaggio di Sodexo Engage possono portare a insonnia (37,9%), problemi nelle relazioni personali (44,9%) o alla necessità di assumere farmaci per l’ansia (27,7%).

L’Agenzia Europea per la Sicurezza e la Salute sul Lavoro dichiara che “Oltre ai problemi di salute mentale, i lavoratori sottoposti a stress prolungato possono sviluppare gravi problemi di salute fisica come le malattie cardiovascolari o i disturbi muscoloscheletrici.”

È evidente come lo stress al lavoro non sia più una debolezza da stigmatizzare, ma un rischio da valutare con attenzione.

Come capire se stai diventando un workaholic?

La parola workaholic è la fusione delle parole work (lavoro) e alcoholic (alcolista). Una dipendenza quindi, difficile da individuare se e quando ha raggiunto il suo apice,  ma è sempre consigliato rivolgersi ad uno specialista.

La prevenzione è fondamentale.

Un ottimo esercizio personale si basa sulla Bergen Work Addiction Scale (qui la ricerca ufficiale). È sufficiente rispondere a 7 domande scegliendo tra “mai”, “raramente”, “a volte”, “spesso” e “sempre”.

  1. Pensi a come avere più tempo per lavorare.
  2. Lavori molto di più di quanto ti eri prefissato.
  3. Lavori per ridurre sensi di colpa, ansia, senso di impotenza e depressione.
  4. Ti è stato detto di ridurre il lavoro, ma non hai dato retta agli altri.
  5. Ti senti stressato se non puoi lavorare.
  6. Dai priorità al lavoro rispetto a hobby, divertimento ed esercizio fisico.
  7. Lavori così tanto da aver influenzato negativamente la tua salute.

Hai risposto “spesso” o “sempre” ad almeno 4 domande? È arrivato il momento di prendersi una pausa e ricaricare le energie.

Prendersi cura della propria salute è il primo passo per lavorare meglio.

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