comportamenti infantili al lavoro

Capita a tutti di lamentarsi al lavoro: di una risposta arrivata in ritardo, di ritmi più alti del solito, del collega che parla troppo forte al telefono. È normale, ma se reiterata e unita ad altri comportamenti, questa attitudine può diventare deleteria non solo per sé stessi, ma per un intero team.

Si tratta di quella che Lorenzo Cavalieri, in un editoriale de Il Sole 24 Ore, ha definito “mentalità bambina”: un insieme di modus operandi che possono frenare la produttività di un’intera azienda se perpetuati da più lavoratori.

Per certi versi possiamo considerare questo mindset un retaggio dell’evoluzione del mondo del lavoro degli ultimi decenni. Le funzioni aziendali sono diventate sempre più specifiche e le operatività a loro legate sempre più ripetitive, soprattutto nei settori dove la gerarchia gioca ancora un ruolo primario.

L’attuale mondo del lavoro ha però preso un nuovo orientamento: le capacità del singolo devono essere sfruttate al meglio e ognuno deve fare del suo meglio per il team, senza se e senza ma. Le scusanti di un tempo non possono esistere più e ogni lavoratore deve “crescere” per far fronte alle sfide imposte dal mercato.

Come? Cercando di evitare ogni tipo di segnale di “mentalità bambina” e imparando ad affrontare con maturità eventuali carenze altrui. Ecco alcuni esempi di comportamenti infantili ai quali fare attenzione e alcuni consigli per migliorarli.

1.    Incolpare una mancanza di competenza

“Non sono capace”, “Nessuno me lo ha insegnato”
Abbiamo tutti competenze diverse, ma c’è sempre tempo per imparare qualcosa di nuovo, soprattutto in un momento storico dove ognuno di noi è sostituibile. “Dimmi cosa fare” deve diventare “insegnami a farlo”, innescando così un continuo scambio di competenze.

2.    Scaricare la colpa

La rete internet lenta, le informazioni arrivate in ritardo, le urgenze che si accavallano di continuo: può succedere di sbagliare, ma la colpa non può essere sempre altrui. Prendere responsabilità delle proprie azioni è fondamentale.

3.    Offendersi e smettere di interagire

Alle volte per evitare il conflitto ci si chiude in sé stessi (magari tenendo il broncio) aspettando le scuse da parte di qualcun altro. Sbagliato! L’altra persona potrebbe non essersi accorta di un atteggiamento arrogante oppure potremmo essere noi stessi nel torto. In questi casi la giusta soluzione è sempre cercare di chiarire, con calma e razionalità.

4.    Creare “gruppetti” esclusivi

Quando si passano molte ore insieme è normale fare più amicizia con un collega piuttosto che con un altro. Questo però non deve diventare un comportamento divisivo, che porti all’esclusione di alcuni membri del team dai momenti di socialità. Non solo; i piccoli gruppi tendono a dedicarsi spesso anche al gossip, soprattutto al di fuori dell’ambito lavorativo: un’attività da evitare sempre.

5.    Peccare di egocentrismo

“Questo è mio, questo è tuo” “Non è il mio ruolo, rivolgiti a chi di dovere” “A cosa ti serve questa informazione?” Queste frasi e tante altre hanno un punto in comune: pensare solo a sé stessi. Si tratta forse di uno dei comportamenti più negativi dell’intera lista, perché può comprendere tutti i precedenti.
In questo caso l’unica soluzione è cercare di avere più empatia nei confronti dei propri colleghi, mettendo da parte la paura di essere surclassati dagli altri.

6.    Lamentarsi continuamente

Ultimo, ma non per importanza, il punto dal quale siamo partiti: a nessuno piace una persona che si lamenta continuamente, perché rovina l’umore e distrae dalle proprie mansioni.

Possiamo rientrare tutti in almeno uno di questi segnali, ma questo non deve spaventarci: c’è sempre tempo per migliorare e rendere veramente indispensabile il nostro lavoro.

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